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Nautica da diporto: l’Europa rimane leader nel mondo

A differenza del mondo dell’automotive, in cui  i  “numeri “ – volumi di produzione e vendita, quote di mercato ecc. –  sono affidabili e tempestivi, nel settore nautico, in particolare in Italia, si va per grandi approssimazioni  e spesso, queste, non sono suffragate da rilevazioni oggettive.

Mi sembra quindi interessante riprendere un recente studio della CNA  che ha per titolo “Dinamiche e prospettive di mercato della filiera nautica del diporto” dal quale emergono numeri e affermazioni interessanti.

Prima fra tutte, la grande cantieristica (quella dei mega yachts )  ci vede stabilmente leader mondiali con oltre il 40% del mercato;  ma questo lo sapevamo!
Ucina e istituzioni ne fanno un gran vanto, è certamente positivo per  quelle aziende che grazie a questo mercato lavorano e prosperano, ma il mercato vero della nautica italiana è un’altra cosa.

Il mercato vero è fatto in massima parte di imbarcazioni medie e medio piccole; su un parco di poco più di 600.000 unità da diporto il 92 % è fatto di imbarcazioni inferiori ai 10 metri. Se poi  si considerano le imbarcazioni al di sotto dei dodici metri  di lunghezza, la percentuale sale al 96%.

I dati indicati nello  studio evidenziano  un fatturato globale della nautica italiana sceso  dai 6.200 milioni di Euro del 2008 ai circa 2.300 milioni del 2013 (- 60%).

Sono numeri credibili, e che rappresentano una situazione generalizzata.

Pur nell’impossibilità di fare confronti omogenei, uno studio di fonte francese e diffuso dal Gruppo Beneteau, leader mondiale della nautica da diporto, conferma  questo trend.

Il fatturato  mondo delle barche da diporto  (mega  yachts  esclusi) è passato dai 12 milioni di euro del 2008 ai  5,700 milioni del 2013, cioè un bel -55%!

Lo studio  diffuso da Beneteau  si spinge anche a fare delle previsioni di medio periodo e le conclusioni sembrano molto chiare: il mercato della barche da diporto non tornerà certo ai livelli del 2008.

Una ripresa è prevista già a partire dal prossimo anno, ma il fatturato globale mondiale per il 2020 sarà di poco superiore ai 9 milioni di Euro, comunque inferiore ai consuntivi record del 2008 di almeno il 20%.

Anche in termini di distribuzione del fatturato le tesi esposte sono molto chiare:  Far East, Cina, Brasile e altri Paesi emergenti saranno mercati in crescita, ma ancora una volta saranno i mercati Europei e del Nord America a salvare i fatturati.

Chi prevede incrementi vistosi dei fatturati puntando soprattutto a quei Paesi, secondo questa ricerca, dovrà ricredersi.

Forse perchè , al di  la degli status symbol,  la nautica non può essere solo un bene di largo consumo, ma anche un fenomeno di cultura.  E i nuovi Paesi ricchi  non potranno essere , solo per il fatto di essere ricchi, la nuova frontiera del mercato nautico.

Come a dire: Ferrari e Maserati vendute in Cina e a Dubai  sono e saranno importantissime per le nostre aziende, ma le sorti del mercato dell’auto si giocano ancora sui mercati europeo e americano.

Allo stesso modo sarà importante e qualificante per la nautica italiana ed europea vendere superyacths nel Far East o negli Emirati, ma il mercato della nautica da diporto non sarà in quei Paesi.

Al di là del mega yacht, in barca,  ci vai per passione, a vela, a motore, a fare immersioni o pesca.

Gli Europei che vanno in barca sono oltre 36 milioni, appartenenti a tutte le classi sociali. Non a caso il profilo dei diportisti riflette le differenti condizioni sociali dei diversi Paesi.

I laghi polacchi, così come il Baltico d’estate, sono incredibilmente pieni di barche e barchini di ogni dimensioni, così come fiordi e isolette della regione scandinava.

Mari  inospitali come quelli antistanti le coste olandesi o bretoni sono percorsi in ogni stagione da barche di diportisti ben più appassionati di noi

(che per inciso in media navighiamo pochissimo: 38 giorni l’anno pur con un clima più favorevole della media europea)

(automotivespace.it)